“Stavat Madre doverosa, chiù sta ‘ncroce…”, a Veroli tra processione e immaginazione

Poche ora mancano ai primi versi dello Stabat Mater. L’antica preghiera in cui l’orante medita sulle sofferenze dell’Addolorata, madre di Gesù e chiede a Maria di farlo partecipe del dolore provato da lei e da Gesù durante la crocifissione e la passione, accompagna l’intero percorso della processione del Venerdì Santo a Veroli. Molti fratelli, senza ricorrere al testo scritto, contribuiscono prolungando le vocali finali delle parole, un gruppetto lo canta correttamente scandendo e rispettando ogni pausa. La strofa che invece spetta alle sorelle e che si ripete ogni volta che i fratelli tacciono, è stata letteralmente rivisitata. Lungo le vie infatti si sente un’altra versione che non è blasfema ma frutto dell’immaginazione o della scarsa conoscenza della lingua dei romani. Così “Stabat Mater dolorosa, iuxta crucem lacrimosa, dum pendebat Filius” diventa “Stavat Madre doverosa, chiù sta ‘ncroce laminosa, dupendè Padre e Figlio”. Nel tempo alcune sorelle hanno preferito sostituire le parole in latino con delle espressioni tipicamente dialettali. La tradizione ultracentenaria si consolida persino storpiando parole scritte nel XIII secolo. Importante però che venga salvaguardata la fede.

A. P.