I mondi colorati di Edmond Dhrami, la critica del prof. Borghese

Lo spessore della materia-colore a cancellare ogni traccia della forma: quell’aderenza alla realtà che è stato il primo grande successo di Edmond Dhrami, quella incredibile abilità nel disegno, quei ritratti che già allora il pittore cerca di cancellare con sovrapposizione di segni, ombre e pigmenti a contrasto con la figura, quasi per disconoscere la perfezione dell’arte. Gli autoritratti dipinti nel tempo, in particolare, mostrano la progressione di una ricerca che Dhrami, amante dell’armonia, annulla nelle nuove realizzazioni, dove permane, qualvolta, una minima descrizione della natura, ma che, sempre più spesso, presentano grumi di colore scolpiti nei supporti a presentare una irrealtà nata dal tubetto spremuto a volontà e disposti con arte. Strato su strato l’astrattismo di Dhrami propone la sua fantasia; e, nelle opere del 2017, ci regala la natura di un mondo di un altro universo, segni di zolle innaturali, frutta di alberi inesistenti, fiumi di acque irreali, cieli di galassie lontane, temporali con nuvole rosate, ma anche un prato sulla sponda di un lago, con uno striminzito ma reale alberello.
Il curatore della mostra

Alfio Borghese

Mostra di Edmond Dhrami patrocinata dalla Provincia di Frosinone, dal Comune di Veroli, dalla Fondazione Umberto Mastroianni, dal Rotaract Club, dalla Pro Loco di Veroli e sponsorizzata da Domus Hernica, da Lorini Homemake, da De Carolis serramenti, da Photo Art, da Peppe Shoes e da Bulgarini. Visitabile fino al prossimo 22 luglio a Palazzo Filonardi. Area C quotidiano media partner.