Italia fondata sul lavoro, da Donat Cattin a Di Maio

Remoti, quasi dimenticati, i nostri fasti rinascimentali, risorgimentali e imperiali. Come pure gli anni in cui la classe politica veniva attentamente selezionata dai grandi partiti di massa. Facile allora passare da Carlo Donat Cattin a Luigi Di Maio.

Il primo ex dipendente Olivetti, assunto come operaio in seguito come insegnante di cultura generale presso il Centro formazione meccanici, a lungo impegnato nell’attività sindacale, diventa leader della sinistra democristiana quindi viene nominato ministro del lavoro nell’estate del 1969. Sono i giorni in cui si accende la contestazione in Italia e Carlo Donat Cattin agisce in quel frangente con autonoma determinazione, portando a termine in pochi mesi, oltre alle vertenze sindacali, la discussione parlamentare e l’approvazione dello Statuto dei lavoratori che contiene norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento; in materia di lavoro è, senza dubbio, la fonte normativa più importante nel nostro ordinamento dopo la Costituzione.

Cinquanta anni dopo approda al ministero del lavoro Luigi Di Maio che nel curriculum vanta esperienza da webmaster e da steward allo stadio San Paolo di Napoli.

L’Italia è sempre più una repubblica democratica, fondata sul lavoro.