Donne in Arte, a Veroli migliaia di visitatori

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[one_third][/one_third] Conclusa a Veroli, nei giorni scorsi, la rassegna ‘Donne in Arte’ di Sabrina Faustini e Silvia Sbardella. L’evento ha contato migliaia di visitatori e ha ottenuto notevole successo. L’avvocato Vincenzo Perrino, appassionato d’arte in ogni sua espressione e conoscitore dell’animo umano, dedica una riflessione all’estro di Faustini e Sbardella.

“Gli atteggiamenti che accompagnano la fruizione delle opere d’arte moderna sono generalmente di due tipi: o lo spettatore tende a svalutare l’opera, sulla scorta del fatto che ‘tutti sono capaci di buttare un po’ di colori alla rinfusa sulla tela o di scarabocchiare quattro linee confuse’, o a voler a tutti i costi rintracciarvi chiavi di lettura talvolta completamente estranee alle intenzioni dell’autore, quasi a dimostrare di aver compreso e sviscerato il senso profondo di un artista. La responsabilità di questi diffusi (ed evidentemente sbagliati) atteggiamenti non è né degli artisti, né degli spettatori, ma di coloro che si pongono quali intermediari, cioè i cosiddetti critici d’arte. Infatti, il più delle volte il critico d’arte, lungi dallo spiegare con chiarezza come e perché un artista è arrivato ad esprimersi attraverso quelle determinate linee, forme e colori, si perde in una serie di paroloni e di frasi arzigogolate, che finiscono per confondere ulteriormente la percezione dello spettatore, probabilmente già in difficoltà a capire un’arte complessa come quella di oggi. Perché, è evidente anche ad un cieco, che l’arte di oggi, qualunque sia la forma in cui si esprime, non sia un’arte facilmente “leggibile” come poteva esserla quella, per esempio, del Rinascimento, dove paesaggi, forme e figure erano immediatamente percepibili e comprensibili”.

“Inoltre – ha aggiunto Perrino – anche oggi, i procedimenti di astrazione e i percorsi di ricerca sono sempre diversi. Ed è proprio da una considerazione assolutamente ovvia fino alla banalità che si dovrebbe ripartire, e cioè che ogni artista crea arte in maniera diversa dagli altri. Detto questo, pur nella diversità dei procedimenti creativi, che ne fanno due artiste assolutamente diverse e quasi inconciliabili, è possibile rintracciare due fili che legano le opere delle artiste protagoniste di Donne in arte, Sabrina Faustini (pittrice la cui cifra stilistica più riconoscibile è nelle soluzioni materiche fondate su poche linee e ampie masse di colore), e Silvia Sbardella (scultrice di lavoro in alluminio, caratterizzati da un’attica essenzialità e arricchiti di giochi di luce). Il primo tratto che accomuna le due esperienze d’arte è di carattere formale: l’assenza di ombra. Tutte le opere di questa collettiva esprimono una luminosità iridescente, che esclude qualsivoglia forma di ombra, perfino nella tridimensionalità delle sculture. L’assolutezza del dettaglio coloristico e la superficie riflettente delle strutture conferiscono a tutti i lavori quasi la capacità di brillare di luce propria, in forme capaci di attrarre lo sguardo dello spettatore e di interessarlo al contenuto espresso nelle opere stesse. Non a caso, l’altro legame tra le opere è di natura concettuale, ed è legato al tema delle’ecologia e della salvaguardia della Terra. Le due donne, seguendo percorsi affatto diversi, si sono interessate alle problematiche inerenti i disastri ambientali e alla tutela dell’ambiente. Tanto che sia nei quadri della Faustini che nelle sculture della Sbardella è possibile cogliere lo sdegno, per quanto poeticamente reso attraverso i segni, i colori e i materiali, verso il maltrattamento che l’essere umano adotta nei riguardi dello stesso habitat naturale che lo ospita”.