Cumuli di spazzatura-“Spieghiamo alla Raggi come si fa”

di Francesca Cerquozzi*

L’ennesima crisi della raccolta e smaltimento dei rifiuti che ha colpito la città di Roma impone a tutti noi una riflessione sulla suggestione che certi ragionamenti semplicistici suscitano nelle persone, e come poi alla prova dei fatti si rivelano inutili se non dannosi alla soluzione di problemi complessi.

Sono consapevole di quanto oggi la memoria sia una specie di residuato e che ogni pensiero, ogni presa di posizione si consuma in brevissimo tempo, raramente sopravvive ad un nuovo pensiero ad una nuova posizione espressa e spesso in contraddizione con quella che l’ha preceduta.

Questo non può però cancellare le promesse e le fantasmagoriche soluzioni che la sindaca Raggi e il suo movimento avevano elencato in campagna elettorale, erano stati abili nel far credere che la problematica dei rifiuti fosse ascrivibile alla incapacità e alla connivenza della vecchia politica e non alla complessità di un servizio tanto delicato.

Questa semplificazione dopo tre anni non solo non ha prodotto alcun risultato, ma ha aggravato il problema riducendo Roma ad una discarica a cielo aperto. Chiunque abbia visitato la città eterna in questi ultimi mesi ha potuto disperarsi di fronte ai cumuli altissimi e maleodoranti di rifiuti, a ratti e ad animali di ogni tipo in giro per le strade, insomma una città invivibile sia per i residenti, che per i turisti e i pendolari.

Questo spettacolo purtroppo ci ha regalato la Raggi, una situazione con un rischio igienico sanitario alle stelle per milioni di persone. Romani, stranieri e pendolari laziali come la sottoscritta che ogni giorno raggiungono Roma, a rischio di contrarre malattie che in ogni capitale europea sono state debellate da tempo. Questa l’emergenza che ha dovuto affrontare il Presidente della Regione Zingaretti con la sua ordinanza.

Un’emergenza seria con il rischio di una deriva sanitaria che può trasformarsi in un incubo epidemico che di certo non si fermerebbe al G.R.A. ma rischierebbe di allargarsi anche alle altre province. Certo è assurdo che il resto del Lazio debba farsi di nuovo carico delle inefficienze e delle incapacità della giunta 5 stelle che governa Roma, tanto più che i loro militanti ciociari hanno sempre criticato il nostro sistema di smaltimento dei rifiuti ed oggi invece debbono raccomandarsi alla nostra capacità di organizzare questo complicato servizio.

È stucchevole notare come purtroppo la verità, la semplicità e la linearità dei fatti venga nascosta dagli stessi protagonisti del disastro romano. Anziché riconoscere alla Regione e a Zingaretti di aver ancora una volta dimostrato grande capacità amministrativa e grande senso civico hanno continuato ad accusare alla cieca, con il solo intento di intorpidire le acque e di fare confusione nella speranza di nascondere le proprie responsabilità.

Detto ciò è chiaro che resta un problema serio e irrisolto, la nostra provincia non può essere chiamata all’infinito per risolvere le contraddizioni di Roma, una prassi che a prescindere della solidarietà tra territori, della necessità di evitare problemi ancora più gravi chiama tutti a trovare soluzioni condivise su base regionale che metta fine al periodo delle emergenze e del sacrificio delle province.

La Raggi si attivasse per trovare le sedi per i propri impianti che in un’ottica territoriale metta fine a questo stillicidio nei nostri confronti, si organizzasse come noi per la differenziata, ascoltasse di più le sollecitazioni della Regione e la smettesse con ipotesi cervellotiche che non portano mai a nulla. Spieghiamo alla Raggi l’egregio lavoro fatto dai sindaci e dai dirigenti della Saf per rilanciare, ammodernare e rendere efficiente uno degli impianti pubblici per la lavorazione dei rifiuti più importanti del Lazio.

Portiamo questa discussione anche nel PD, valorizzando quanto di buono fatto e evitando strumentalizzazioni correntizie. Proponiamo soluzioni costruttive superando tutti l’antica abitudine di sollevare critiche al solo fine di visibilità personale. Un partito che divenga protagonista della stagione delle bonifiche che finalmente si sta aprendo, anche riguardo alle politiche attive del lavoro dell’area di crisi complessa.

Un partito che affronti la questione del costo del servizio idrico integrato che nella nostra provincia è 4 volte superiore alla città di Roma nonostante il gestore sia lo stesso. Un partito che valorizzi le proprie capacità amministrative in tutte le istituzioni che dirige, uscendo da una polemica continua che finisce per rafforzare le ragioni del populismo e per offuscare il nostro lavoro.

Piaccia o non piaccia alla canea populista il partito democratico resta l’unico soggetto politico in grado di elaborare pensieri lunghi, ragionare su soluzioni fattibili, migliorare la qualità dei servizi ma appunto un partito, non una somma di voci: competenti e autorevoli ma pur sempre soliste.

*Consigliere comunale Veroli