Basket Veroli, il sogno continua. Si tornerà a volare

[one_third]L'Aquila[/one_third] Il sogno non è finito, continua. Si è conclusa solo una lunga stagione che ha stravolto in tutti i sensi la città di Veroli. Sono stati gli anni dell’innegabile salto di qualità, delle storiche promozioni e delle tre coppe Italia, della indiscussa passione giallorossa, della domenica a gridare «Veroli», delle euforiche trasferte, del saldo legame squadra-tifosi, delle avventure di alcune donne, più o meno giovani, degli applausi quando si vinceva e delle critiche quando si perdeva, dei nonni in curva, del palazzetto smantellato e del vivaio non coltivato. In questo stravolgimento socioculturale, la città di Veroli, abituata a vivere la pallacanestro in maniera amatoriale e dilettantistica, è stata per quasi quindici anni testimone del basket professionistico nel Lazio e nell’intera penisola. I soloni che oggi, da Roma a Milano passando per Firenze e Bologna, commentano in maniera sprezzante la débâcle giallorossa, sono gli stessi che negli anni persino al vicino di casa hanno raccontato, vantandosi, della militanza del Veroli in serie A. Badoglio non è nato casualmente in Italia. Per non parlare dei “mostri sacri” della finanza ciociara. A parole si espongono, nei fatti si ritirano. Non si sono resi conto che l’esistenza in provincia di una compagine sportiva di livello fosse opportunità di fiducia e di credibilità per l’intero territorio. Continuassero a erogare prestiti per acquisto auto questi megadirettori. Fare banca ha un altro significato. Massimo Uccioli ha comunque tentato, in ogni modo, di salvare la squadra. Facile ottenere successi e atteggiarsi a dirigenti sportivi nei periodi di vacche grasse, meno facile quando i denari scarseggiano e qualcuno mette pure i bastoni tra le ruote. La città di Veroli deve ringraziare Uccioli perché come si suol dire ha messo la faccia e non solo, deve ringraziare quelle imprese e quelle famiglie che hanno contribuito fino alla fine, nonostante il grigio quadro macroeconomico internazionale, deve ringraziare le persone che non sono oggi tra noi ma che tanto hanno lasciato alla società e alla tifoseria, deve ringraziare i ragazzi della curva che, tolti i giorni di contestazione, hanno assicurato ogni settimana la loro rimbombante presenza. La città deve ringraziare queste componenti perché hanno permesso di concludere in maniera dignitosa una stagione iniziata circa quindici anni fa e che ha rischiato di finire in maniera imbarazzante. Peccato che la squadra non abbia voluto giocare domenica scorsa. Veroli avrebbe meritato di chiudere scendendo ancora una volta in campo.
I tifosi e gli appassionati si domandano oggi da dove ripartire per tornare ad alti livelli. La città purtroppo risente di un sistema socioeconomico di tipo feudale che nel tempo ha causato problemi alla collettività. Ha frenato se non arrestato la crescita di diverse realtà che in questa difficile circostanza avrebbero potuto sostenere la compagine giallorossa. Avrebbero sostituito egregiamente chi al Veroli ha dato e chi il suo corso ha compiuto. Sicuramente si dovrà ricominciare dai ragazzi, dal vivaio negli ultimi anni trascurato, dalla semplicità che permette di raggiungere obiettivi importanti, dalla buona volontà, dalle idee e dal contributo di giovani imprenditori. Sarà un gioco di squadra che nel medio-lungo periodo darà i suoi frutti. Senza dimenticare che per Veroli è una tradizione, per gli altri un’invenzione. La pallacanestro.